Non si sa da dove venga e neppure quanto abbia viaggiato. Si presenta a noi stremato, nell’attimo estremo di una fatica senza tempo. Ciò che si para davanti ai nostri occhi è la vittoria della volontà indistruttbile che ha avuto la meglio su leggi fisiche e umane, disvelandone il grande inganno.
Un essere racchiuso, tutto concentrato nel suo bozzolo, come una corazza o un’armatura, si presenta contorto ma irremovibile. Stremato ma vittorioso.
Egli ha cercato la strada, l’ha percorsa, fisso sull’obiettivo. Ha trovato il punto di rottura, quella lieve, impercettibile smagliatura nel tessuto denso della materia. Lì ha infilato le dita squarciando smanioso il muro di dicerie, menzogne, false credenze. Ha scovato la falla del sistema. Ha smembrato il sistema stesso. La realtà non è più tale. La verità non è più quella di prima.
La ragionevole ombra del dubbio l’ha portato al disvelamento di un’altra realtà, o forse dell’unica realtà possibile.
Un alieno forse, o semplicemente uno di noi, uno dei tanti.
Qualcuno che ha osato spingersi oltre a tutto. Oltre il tempo, lo spazio, la materia. Oltre la storia e la scienza. Oltre ciò che gli hanno detto doveva essere. Oltre sè stesso.
La materia, la sua, quella di cui è costituito, si è sfaldata, separata e ristratificata con altra materia, ha trasceso se stessa per ricomporsi e ricostituirsi, ancestralmente grottesca e deformata, nell’inconsistenza di una soglia senza luogo ne tempo.
In quella frattura mitica creata in un “ora” e in un “mai”, ciò che conta non è più il viaggio, neppure la storia, ma la pace silenziosa di un prima e di un poi fusi in attimo assoluto fuori dal tempo e dentro tutti i tempi.